sabato 16 luglio 2016

Sally, visioni passate di un futuro ormai prossimo

Fonte immagine: QuiNewsValdera

Qualche mese fa mio figlio mi ha domandato se avessero mai costruito un robot in grado di guidare una macchina: l'implicazione del discorso mi ha fatto subito pensare all'immagine 'Asimoviana' di un meccanismo antropomorfo comodamente seduto al posto di guida, mani sul volante e occhi fissi sulla strada. La discussione ha virato quasi subito sulle auto a guida autonoma, perché per quanto possa essere affascinante l'immagine di un autista androide, a prescindere dai problemi di carattere pratico per realizzarlo, questo farebbe perdere lo spazio per un passeggero: di conseguenza, è estremamente più pratico rendere l'auto stessa un robot, come in effetti stanno facendo Google e le principali case automobilistiche. Proprio Asimov, padre letterario di generazioni di robot umanoidi, già nel 1953 aveva anticipato nel racconto Sally molte delle qualità proprie delle auto a guida autonoma: se da un lato aver conferito un carattere definito alle sue auto dal cervello positronico si può considerare un eccesso di ottimismo, l'intuizione che in futuro le autostrade possano essere riservate a veicoli a guida autonoma, capaci di decisioni e reazioni più rapide di qualsiasi pilota umano, mi sembra molto meno azzardata. Questa tecnologia non è ancora disponibile sulle auto in commercio, ma come dicevo numerosi prototipi stanno circolando da tempo, misurandosi con situazioni di traffico reale allo scopo di evidenziare difetti e limiti di programmazione. Durante la sperimentazione, queste auto sono state coinvolte in piccoli tamponamenti per errori umani, un involontario blocco di un incrocio per eccesso di prudenza da parte del software e una strisciata sulla fiancata di un pullman, a tutti gli effetti l'unico vero incidente causato da un errore del sistema: tutto questo evidenzia la già notevole affidabilità di questi veicoli-laboratorio e al contempo fornisce dati preziosi per il miglioramento di software e hardware.
Mentre riflettevo sulla questione durante le scorse settimane, la cronaca ci ha portato la notizia del primo incidente mortale avvenuto su una vettura, titolano erroneamente molte testate, a guida autonoma; protagonisti, un camion, una Tesla con la funzione 'Autopilot' inserita ed il suo appassionato proprietario. Ricordando che questa funzione non è un pilota automatico, ma un sistema molto avanzato di assistenza alla guida, poco tempo fa avevo visto questo video, pubblicato proprio da questo autista per mostrare al mondo l'efficacia di questi sistemi e sottolineare il suo apprezzamento per quanto sviluppato dagli ingegneri di Fremont. Io non ho ancora avuto modo di provare nei particolari e in sicurezza un’automobile dotata di frenata automatica o di regolatore di velocità adattivo, ma sono storicamente un fautore dei sistemi che migliorano la sicurezza passiva e soprattutto attiva dei veicoli. Molti di noi hanno percorso i loro primi chilometri al volante di auto prive di controllo della trazione o della stabilità, ora vari produttori hanno messo in commercio modelli che vantano sterzata attiva, torque vectoring, controllo dell’angolo cieco e, appunto, frenata automatica, giusto per citare alcuni sistemi piuttosto diffusi. Il dispositivo in dotazione alla Tesla integra le informazioni di svariati sensori e sfrutta numerosi servocomandi per assistere la marcia del veicolo in colonna e in situazioni normali, prevenendo quanto possibile impatti dovuti a distrazione, ma nessun sistema, per raffinato, collaudato ed evoluto che sia, potrà mai superare i limiti imposti dalle leggi della fisica. In compenso, sappiamo che lo stesso sistema sarà molto più costante nel rispettare regole e parametri, come dimostrano le immagini girate durante la prova effettuata dal bravo Paolo Massai: raramente ho visto guidatori umani osservare le distanze di sicurezza con altrettanto zelo.
Da quando ha implementato l'Autopilot sui propri mezzi, Tesla raccoglie quanti più dati possibili relativi agli spostamenti effettuati con questa funzione inserita, sempre con lo scopo di migliorare il comportamento delle vetture perfezionando costantemente il programma di gestione del veicolo. In merito all'incidente avvenuto lo scorso maggio ho solo opinioni, le indagini sono attualmente in corso e non possiedo informazioni sufficienti; giusto oggi ho letto una ricostruzione dettagliata dei fatti, ma nessuna responsabilità è stata ufficialmente attribuita. I dati, però, qualcosa ci raccontano: il primo incidente fatale su una macchina con Autopilot in funzione si è verificato dopo 210 milioni di chilometri percorsi, contro una media di uno ogni 160 milioni di chilometri per quanto riguarda la guida umana, secondo le statistiche americane. L'automobile 'robot' potrà essere ancora oggetto da racconto di fantascienza, ma la sicurezza della guida semiautonoma, per quanto mi riguarda, non viene messa in discussione da un singolo, tragico episodio.

19/01/2017: Aggiornamento
L'Nhtsa, l'ente Americano preposto alla vigilanza sulla sicurezza stradale, ha comunicato la chiusura dell'inchiesta relativa all'incidente mortale di cui parlavo. Alla Tesla non verrà imposto di effettuare alcun richiamo sulle auto circolanti, il sistema non presenta difetti ed è in costante aggiornamento: i cambiamenti introdotti negli ultimi mesi lo hanno reso ancora più sicuro. Sempre da quanto comunicato dall'ente, nel caso in questione pare che tra le cause dell'impatto ci sia stato un uso troppo disinvolto del sistema 'Autopilot'.

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