![]() |
Fonte immagine: QuiNewsValdera |
Qualche
mese fa mio figlio mi ha domandato se avessero mai costruito un robot
in grado di guidare una macchina: l'implicazione del discorso mi ha
fatto subito pensare all'immagine 'Asimoviana' di un meccanismo
antropomorfo comodamente seduto al posto di guida, mani sul volante e
occhi fissi sulla strada. La discussione ha virato quasi subito sulle
auto a guida autonoma, perché per quanto possa essere affascinante
l'immagine di un autista androide, a prescindere dai problemi di
carattere pratico per realizzarlo, questo farebbe perdere lo spazio
per un passeggero: di conseguenza, è estremamente più pratico
rendere l'auto stessa un robot, come in effetti stanno facendo Google
e le principali case automobilistiche. Proprio Asimov, padre
letterario di generazioni di robot umanoidi, già nel 1953 aveva
anticipato nel racconto Sally molte delle qualità proprie delle
auto a guida autonoma: se da un lato aver conferito un carattere
definito alle sue auto dal cervello positronico si può considerare
un eccesso di ottimismo, l'intuizione che in futuro le autostrade
possano essere riservate a veicoli a guida autonoma, capaci di
decisioni e reazioni più rapide di qualsiasi pilota umano, mi sembra
molto meno azzardata. Questa tecnologia non è ancora disponibile
sulle auto in commercio, ma come dicevo numerosi prototipi stanno
circolando da tempo, misurandosi con situazioni di traffico reale
allo scopo di evidenziare difetti e limiti di programmazione. Durante
la sperimentazione, queste auto sono state coinvolte in piccoli
tamponamenti per errori umani, un involontario blocco di un incrocio
per eccesso di prudenza da parte del software e una strisciata sulla
fiancata di un pullman, a tutti gli effetti l'unico vero incidente causato da un errore del sistema: tutto questo evidenzia la già
notevole affidabilità di questi veicoli-laboratorio e al contempo
fornisce dati preziosi per il miglioramento di software e hardware.
Mentre
riflettevo sulla questione durante le scorse settimane, la cronaca ci
ha portato la notizia del primo incidente mortale avvenuto su una
vettura, titolano erroneamente molte testate, a guida autonoma;
protagonisti, un camion, una Tesla con la funzione 'Autopilot'
inserita ed il suo appassionato proprietario. Ricordando che
questa funzione non è un pilota automatico, ma un sistema molto
avanzato di assistenza alla guida, poco tempo fa avevo visto questo video, pubblicato proprio da questo autista per mostrare al mondo
l'efficacia di questi sistemi e sottolineare il suo apprezzamento per
quanto sviluppato dagli ingegneri di Fremont. Io non ho ancora avuto
modo di provare nei particolari e in sicurezza un’automobile dotata
di frenata automatica o di regolatore di velocità adattivo, ma sono
storicamente un fautore dei sistemi che migliorano la sicurezza
passiva e soprattutto attiva dei veicoli. Molti di noi hanno percorso
i loro primi chilometri al volante di auto prive di controllo della
trazione o della stabilità, ora vari produttori hanno messo in
commercio modelli che vantano sterzata attiva, torque vectoring,
controllo dell’angolo cieco e, appunto, frenata automatica, giusto
per citare alcuni sistemi piuttosto diffusi. Il dispositivo in
dotazione alla Tesla integra le informazioni di svariati sensori e
sfrutta numerosi servocomandi per assistere la marcia del veicolo in
colonna e in situazioni normali, prevenendo quanto possibile impatti
dovuti a distrazione, ma nessun sistema, per raffinato, collaudato ed
evoluto che sia, potrà mai superare i limiti imposti dalle leggi
della fisica. In compenso, sappiamo che lo stesso sistema sarà molto
più costante nel rispettare regole e parametri, come dimostrano le
immagini girate durante la prova effettuata dal bravo Paolo Massai:
raramente ho visto guidatori umani osservare le distanze di sicurezza
con altrettanto zelo.
Da
quando ha implementato l'Autopilot sui propri mezzi, Tesla raccoglie
quanti più dati possibili relativi agli spostamenti effettuati con
questa funzione inserita, sempre con lo scopo di migliorare il
comportamento delle vetture perfezionando costantemente il programma
di gestione del veicolo. In
merito all'incidente avvenuto lo scorso maggio ho solo opinioni, le
indagini sono attualmente in corso e non possiedo informazioni
sufficienti; giusto oggi ho letto una ricostruzione dettagliata dei
fatti, ma nessuna responsabilità è stata ufficialmente attribuita. I dati, però, qualcosa ci raccontano: il primo
incidente fatale su una macchina con Autopilot in funzione si è
verificato dopo 210 milioni di chilometri percorsi, contro una media
di uno ogni 160 milioni di chilometri per quanto riguarda la guida
umana, secondo le statistiche americane. L'automobile 'robot' potrà
essere ancora oggetto da racconto di fantascienza, ma la sicurezza
della guida semiautonoma, per quanto mi riguarda, non viene messa in
discussione da un singolo, tragico episodio.
19/01/2017: Aggiornamento
L'Nhtsa, l'ente Americano preposto alla vigilanza sulla sicurezza stradale, ha comunicato la chiusura dell'inchiesta relativa all'incidente mortale di cui parlavo. Alla Tesla non verrà imposto di effettuare alcun richiamo sulle auto circolanti, il sistema non presenta difetti ed è in costante aggiornamento: i cambiamenti introdotti negli ultimi mesi lo hanno reso ancora più sicuro. Sempre da quanto comunicato dall'ente, nel caso in questione pare che tra le cause dell'impatto ci sia stato un uso troppo disinvolto del sistema 'Autopilot'.
Nessun commento:
Posta un commento