sabato 28 maggio 2016

La fantasia al parcheggio

"Secondo te ci sto?" "Vai, occhio solo agli specchietti!"
(foto dalla Rete)
Così come mi piace uno stile di guida pulito e corretto, apprezzo una certa precisione anche quando è il momento di togliersi dal flusso del traffico e parcheggiare; a quanto pare, però, non tutti i guidatori condividono questo pensiero e per questo talvolta scorgo dimostrazioni di parcheggio creativo, meritevoli di essere immortalate.
Alcuni esempi? Eccoli qua:

Il giocatore di nascondino

Ci sono giorni in cui mi sento più pistino del solito. Come questa volta nel 2011, quando dovevo entrare, con l'auto, ahimé, nel cancello bloccato dal qui presente SUV: ora, io capisco che nel quartiere ci fossero pochi parcheggi disponibili, ma sostare davanti ad un passo carraio in genere non ti garantisce tranquillità e agio di sparire per delle mezze ore. E quando torni, per favore, non esclamare: "Perché non ha suonato tutti i campanelli dell'isolato? Io ero in uno di questi palazzi!", dire sciocchezze non ti fa passare dalla parte della ragione.

Gli anticonformisti

Nei giorni normali, invece, sono pistino lo stesso: converrete con me che, mentre si cerca uno spazio in un piazzale, ammirare un veicolo che occupa elegantemente due stalli possa essere poco gradevole. Si potrà obiettare che, non sapendo come fossero parcheggiati i veicoli intorno quando il guidatore si è fermato, la sua posizione potrebbe dipendere da come erano disposti loro. Vero.
Questo Frontera, però, l'ho visto arrivare qualche istante prima di scattare la foto. Notare la classe con cui sporge, così da poter coinvolgere anche gli stalli di fronte. A questo punto qualcuno potrebbe pensare che io, per qualche perversa ragione, mi accanisca particolarmente sui guidatori di fuoristrada.

Non è così: sono spesso presenti sulla scena, non li vado a cercare io.

I rivoluzionari

Altra affascinante categoria, spiriti liberi pronti ad opporsi alle inique leggi che impedirebbero loro di compiere con comodità il rito quotidiano dell'acquisto del giornale o del cappuccio&cornetto. Legislatore oppressore che imponi la sosta così lontano dalla meta, non ci fermerai!
"Mi fermo qua, non ho tempo di cercare un parcheggio!" "E tra quelle due auto?" "Ci passo io!"
L'ebbrezza della trasgressione: vado a prender l'acqua lasciando l'auto contromano all'inrcrocio. Anarchia!
Qui, una bella composozione di gruppo, dal titolo 'La fantasia al potere'. 

Per fortuna, per fare da contraltare a questi personaggi possiamo contare sul buon esempio di...

Ehm... Quasi sempre, dai.

domenica 22 maggio 2016

Ricordi 'low-tech'


Io appartengo a una generazione cresciuta per circa metà della sua vita priva di alcuni di quei dettagli che oggi fanno parte di ogni nostra giornata. Qualche esempio? Da ragazzino ascoltavo la musica su dischi di vinile, il telefono era rigorosamente fisso, con disco selettore e una pesante cornetta, la televisione l'unico schermo di casa a fornire intrattenimento per tutti.
Anche le auto erano differenti. Non tanto esteticamente, le linee si stavano raffinando con un occhio all'estetica e uno all'aerodinamica, ma sotto pelle sicurezza ed ecologia avevano ancora passi da gigante da compiere: l'ABS, nato nel 1974, è diventato obbligatorio solo nel 2004 insieme agli airbag e il programma Euro NCAP è del 1997; nei primi anni novanta moltissime auto erano prive di convertitore catalitico, all'epoca non si parlava di sistemi di infotainment ma di autoradio, estraibili e con lettore di cassette (sì, anche io andavo a spasso con la pesante scatoletta sotto il braccio per non lasciare lo stereo in auto, potenziale preda di furti occasionali). In alcuni casi il limite era tecnologico, in altri probabilmente una certa pigrizia nell'implementare su auto di grande serie alcuni sistemi utili ma con un apparente scarso rapporto costi/benefici; tutto questo rendeva le vetture dell'epoca un po' più leggere e compatte delle attuali, non necessariamente più parche nei consumi, più inquinanti e decisamente meno efficienti nei crash test.
Le prime auto di cui ho memoria sono figlie degli anni '60, la Fiat 132 e la Renault 6, le due auto di casa. Della prima ho qualche ricordo legato al colore (blu scuro) e... ai copricerchi cromati: mi piacevano così tanto che la prima parola che scrissi fu proprio 'FIAT', la sigla che campeggiava al loro centro. Della seconda, rimasta in famiglia per qualche anno in più, rammento più dettagli: la grigia carrozzeria spigolosa, lo spazio interno, che ad occhi di bambino sembrava immenso, e la leva del cambio che spuntava dal cruscotto invece di essere incernierata al pavimento, oltre ai comandi decisamente spartani.
Degli anni successivi, mi ricordo alcuni mezzi di amici o parenti: per esempio la Lancia Fulvia dello zio, coeva delle precedenti, su cui chiedevo di viaggiare ogni volta che si percorreva un tratto di strada insieme; le Renault 20 e 30, alcuni anni dopo, mi fanno ripensare ad un aneddoto divertente solo perché visto a distanza di anni: sulla R30 di famiglia avevo scoperto per la prima volta la chiusura centralizzata. In occasione di una sosta, sceso per ultimo, pensai bene di chiudere la macchina senza usare le chiavi, come avevo imparato a fare trafficando con i comandi. Peccato che le chiavi suddette fossero state lasciate all'interno da mio padre... Il conseguente problema di accesso fu risolto con l'intervento di un simpatico trapano, dopo aver spiegato la manovra di chiusura al sorpreso genitore, che ignorava il trucco, ed avergli garantito che non mi sarei più prodotto in simili prodezze.
Qualche anno dopo, il mio primo amore giapponese: una Subaru Leone GL seconda serie station wagon, di colore rosso. Se escludiamo l'indicatore di porte e bagagliaio mal chiusi, la strumentazione era nella norma e gli interni spartani, ma due caratteristiche tipiche della Casa giapponese la rendevano peculiare e, ai miei occhi, unica: il motore boxer e la trazione integrale inseribile. Troppo giovane per guidarla, mi ricordo dell'efficacia con cui affrontava le salite innevate anche in mani poco esperte, complici le marce ridotte e le gomme sufficientemente strette; negli anni in cui ha fatto parte della nostra famiglia si è dimostrata decisamente affidabile, tanto che al momento di sostituirla è stata acquisita da un conoscente, lieto dell'occasione. Suo figlio, qualche settimana dopo l'acquisto, mi ha portato a fare una gita su sterrato tra i vigneti delle Langhe. Con l'auto lavata il giorno precedente dal padre, decisamente contento al nostro rientro di veder tornare la vettura coperta di fango, intatta ma decisamente sporca...
L'ultima protagonista di questa carrellata è una macchina che mi è rimasta impressa per le innovazioni tecnologiche di cui faceva sfoggio, la Renault 25: cruscotto dalle linee moderne, numerosi comandi retroilluminati ordinatamente distribuiti per l'abitacolo, trip computer e sintesi vocale per la comunicazione di dimenticanze e anomalie. Quest'ultima chicca non ha avuto una grande diffusione, vuoi per l'elettronica perfettibile, vuoi per la mancanza di una reale efficacia del sistema: un suono abbinato ad una spia è più immediato di una vocina che scandisce la frase "Porta anteriore destra mal chiusa!", ma si era negli anni '80, c'era 'Supercar' in televisione e un'auto parlante permetteva di immaginare che la fantascienza si stesse mutando in realtà, soprattutto per un ragazzino appassionato di motori.
Arriviamo così al 1990: compivo i fatidici 18 anni, finiva la vita da passeggero ed iniziava l'esperienza da guidatore...

mercoledì 11 maggio 2016

Ma io che auto ho?

Propulsore ibrido Robert Bosch, © Deutsche Museum
Al Deutsche Museum di Monaco è esposto questo prototipo di un gruppo propulsore ibrido per autotrazione, installato a titolo sperimentale su un veicolo nel 1970. Nonostante riuscisse nel suo intento di ridurre i consumi e migliorare la risposta dell'auto nelle varie condizioni di marcia, ingombri e costo di batterie ed elettronica ne impedirono di fatto l'applicazione su scala industriale.

Nel 1997 viene messa sul mercato la Toyota Prius. È un mezzo dalla linea particolare, con poche concessioni all'estetica, sacrificata sull'altare della funzionalità, ma segna il passaggio di un confine: con questa macchina la propulsione ibrida diventa di serie, ad un prezzo accessibile al grande pubblico.

Passano gli anni, si evolvono design e tecnologie: nel 2004 entra in scena la seconda serie della Prius.
Ho preso contatto per la prima volta con questa sua versione in occasione di una prova organizzata presso un concessionario di Moncalieri (TO); un test drive condiviso con l'amico Michele, la cui lucidità è un utile contraltare per le reazioni 'di pancia' che mi contraddistinguono quando mi avvicino a una macchina nuova. La sua esperienza è una risorsa preziosa ogniqualvolta serva un'opinione obiettiva in merito alle auto. O alla musica. O a molte altre cose...
Tornando alla vettura: la Prius ci stava aspettando nel piazzale, al primo sguardo ho apprezzato la forma a goccia, con coda tronca per favorire l'aerodinamica e il lunotto diviso in due, molto inclinato fino al taglio dello spoiler, poi verticale, col risultato di conferire alla macchina un sedere 'importante'; una linea priva di fronzoli, esteticamente un notevole passo avanti rispetto all'aspetto un po' naïf della prima serie. Entrando in auto, mi sono innamorato all'istante del sistema 'keyless' di accesso e avviamento; l'assenza di vibrazioni all'accensione è stato il successivo punto a favore della Prius.
Provata l'ebbrezza dei primi metri percorsi con un mezzo a trazione elettrica, il test drive si è svolto regolarmente: nella prima parte abbiamo apprezzato accelerazione, coppia e maneggevolezza della vettura, nella seconda stabilità e tenuta di strada. Come risultato di questo primo incontro, la Prius ha mostrato più luci che ombre e sono tornato a casa con un'impressione decisamente positiva di questa macchina. Talmente positiva che nel 2007 mi sono deciso e ne ho acquistata una.

La scelta è ricaduta su una Prius nera dotata di cruise control, navigatore satellitare e retrocamera di parcheggio. Il colore era all'epoca l'unico non metallizzato, i tre optional facevano parte di un unico pacchetto non modulabile: per una vettura destinata a percorrere molti chilometri, il controllo della velocità di crociera è un elemento quasi irrinunciabile, la presenza degli altri una piacevole aggiunta.

Entrando nel dettaglio, quali elementi di questa macchina mi hanno convinto, quali pregi si sono confermati in seguito ad un uso costante e, soprattutto, quali punti deboli si sono manifestati col tempo?

La Prius, dicevamo, ha una buona tenuta di strada: comportamento sottosterzante quando si insiste sull'acceleratore in curva, retrotreno stabile ma piacevolmente reattivo, anche grazie alla buona distribuzione del peso dovuta alla presenza della batteria del sistema ibrido, subito dietro ai sedili posteriori. Il motore, grazie all'ausilio dell'unità elettrica, ha una discreta coppia, accelera con buona progressione per effetto dell'E-CVT, la trasmissione automatica a variazione continua sviluppata da Toyota per questa macchina: ha un leggero effetto 'elastico' non appena si affonda il piede sull'acceleratore, ma prende velocità con piacevole regolarità.
Il pedale del freno dedica la prima parte della sua corsa alla cosiddetta frenata rigenerativa, che ha lo scopo di trasformare l'energia cinetica in energia da accumulare nelle batterie. C'è chi afferma che la Prius, per questo motivo, abbia una frenata poco modulabile; per la mia esperienza, questo non ha mai rappresentato un problema, le decelerazioni sono sempre state adeguate e controllabili, anche in condizioni di emergenza. Piuttosto avrei preferito una maggiore possibilità di sfruttare il freno motore sfruttando il cambio, che ha sì una posizione improntata ad un maggiore recupero energetico, ma è ormai superato dall'elettronica più moderna installata su altre auto ibride più recenti, sia del gruppo Toyota/Lexus che di altre case.

All'interno, il posto guida è molto confortevole e l'ergonomia sufficientemente curata: i pochi comandi sono tutti a portata di mano, solo alcuni pulsanti sulla sinistra sono un po' nascosti. La plancia ha un aspetto sibaritico, dominata dal touch screen che permette di comandare le funzioni avanzate di climatizzatore automatico e sistema di navigazione: il passaggio da una modalità all'altra si comanda con i tasti ai lati dello schermo. Un'altra fila di pulsanti, sotto la fenditura di inserimento del CD, gestisce le funzioni dell'impianto stereo, in grado di leggere file MP3 e dotato di presa AUX, nascosta nel vano sotto l'appoggiabraccio. I sei altoparlanti di serie svolgono onestamente il loro lavoro, la qualità audio è sufficiente per divertirsi durante i lunghi viaggi. Ai pochi tasti presenti sulla plancia fanno da contraltare i numerosi comandi presenti sul volante: dalle razze, spostando un dito, si possono controllare climatizzatore, radio, vivavoce e le informazioni visualizzate sul display. Manca l'accesso ad alcune regolazioni, ma la possibilità di attivare la gestione autonoma dei flussi d'aria o di modificare la temperatura richiesta con pochi tocchi e senza spostare lo sguardo dalla strada sono piacevoli comodità da cui farsi viziare.

Vivendo l'auto da passeggeri, la seduta del divano posteriore è sufficientemente confortevole per tre persone e si apprezza il notevole spazio a disposizione per le gambe. La macchina è piuttosto silenziosa anche alle andature autostradali, il bagagliaio è ampio e ben sfruttabile, con una vasca piuttosto capiente sotto il piano di carico, dietro alla batteria: le valigie di quattro persone trovano comodamente posto, riuscendo anche a chiudere il tendalino. Ok, devono essere quattro persone abili nella gestione degli spazi, ma la cubatura è comunque abbondante e la Prius si dimostra una vettura ideale sia per i trasferimenti vacanzieri che per le gite all'Ikea più vicina...

Tutte le caratteristiche finora elencate sono interessanti, d'accordo, ma vogliamo parlare dei consumi?
Già, perché nel momento in cui ci si mette alla guida di un'auto ibrida, una delle prime verifiche a cui sottoporla è proprio se si dimostri parsimoniosa come il costruttore ci garantisce; per la mia esperienza, la Prius ha sempre mantenuto le promesse: attualmente percorro una media di 18,5 km/l, ottima considerando il mio stile di guida, non sempre votato al risparmio, e il tipo di percorso, che prevede sempre qualche chilometro di salita prima di arrivare alla meta. D'inverno le basse temperature obbligano il motore a scoppio a lavorare un po' di più per arrivare in temperatura, d'estate l'uso del condizionatore può avere un peso sulla percorrenza, ma con questa macchina non frequento spesso i distributori di carburante. O le officine: escludendo la manutenzione periodica, in tutti gli anni passati non si sono verificati inconvenienti di rilievo, a testimonianza dell'affidabilità della vettura.

Insomma, un'auto priva di difetti? Ovviamente no. Quotidianamente si nota come la visibilità posteriore sia in parte limitata dalla forma del lunotto: lo spoiler ostacola in parte la visuale, soprattutto in manovra si apprezza l'azione combinata di sensori di parcheggio e telecamera. Anche davanti, il montante anteriore molto inclinato procura un discreto angolo buio, che infastidisce durante le svolte a sinistra o le immissioni in rotonda; c'è, è vero, un minuscolo vetro triangolare alla base del montante stesso, ma non è sufficiente a eliminare il fastidio. Un altro problema, evidente per chi abita in zone collinari o montane, dove la neve può creare qualche disagio, è la motricità su fondi sdrucciolevoli: quando una ruota comincia a pattinare il controllo della trazione le taglia immediatamente la potenza; la ruota rimanente, incaricata di compiere l'intero sforzo, inizia anch'essa a slittare, con conseguente intervento del suddetto sistema di controllo, che porta all'arresto della macchina. Vero, è un caso estremo e poco frequente, che per verificarsi richiede una forte nevicata, una salita e il ritardo dei mezzi spalaneve, ma se abitate dalle mie parti conviene prenderlo in considerazione. Aggiungiamo, più come nota di carattere che come difetto, che è sì una vettura sicura e maneggevole, ma solo con molta fantasia e un pizzico di malafede la si potrebbe definire sportiva: se cercate emozioni forti, probabilmente non è la macchina giusta per voi...

In conclusione, la Prius seconda serie ha dimostrato di essere matura per affrontare la concorrenza ad armi pari e ritengo abbia retto degnamente il confronto anche con la terza serie del 2009, un po' più potente e parsimoniosa, ma non abbastanza da farmi desiderare di cambiarla.

Nove anni e 140000 km dopo sto ancora viaggiando con lei. Immaginando un'ipotetica sostituta? Beh, l'anno prossimo uscirà la Prius quarta serie plug-in...