lunedì 5 settembre 2016

Il futuro dell'auto tra fantascienza e realtà

Il 2 aprile è stata inaugurata la XXI Triennale di Milano. Per l’occasione, sono in corso vari eventi collegati con l’Esposizione Internazionale e, avendo più tempo a disposizione, tutti meriterebbero una visita; per ragioni geografiche, temporali e di interesse mi sono concentrato su ‘Road to (R)evolution’, la mostra organizzata da Quattroruote nell’ambito della cosiddetta ‘Ventunesima’. L’idea di questa mostra ruota intorno al 60° anniversario della rivista, nata nel 1956: dall’anno di inaugurazione si fa un salto di un secolo intero, partendo da come l’immaginazione degli scrittori di fantascienza ha descritto ‘l’auto del 2000’ e arrivando a come designer e ingegneri di varie case automobilistiche prevedono il futuro su strada nei prossimi 40 anni.


 

 

L’allestimento è collocato nel Serrone della Villa Reale di Monza, la cornice del giardino è molto piacevole e, per l’occasione, decorata a tema. All’ingresso, la prima impressione è ottima: il personale all’accoglienza si è dimostrato preparato e molto cortese. Il fatto non è scontato, non sempre informazioni puntuali si accompagnano ad un sorriso cordiale, perciò per quanto mi riguarda l’esordio è stato eccellente.


Dalla reception si apre il corridoio d’accesso alla mostra, un’installazione di notevole effetto che permette una camminata in mezzo a sessant’anni di riviste. Letteralmente: un gioco di specchi regala l’illusione di immergersi in una collezione sterminata di numeri storici, simpatico benvenuto per ogni bravo collezionista. Di qua si accede alla prima saletta di proiezione, dove viene proposto un filmato che analizza il presente dal punto di vista di come letteratura e della cinematografia del secolo scorso immaginavano il 2000 e il ventunesimo secolo: tra visioni utopistiche talvolta ingenue e idee ormai alla portata della tecnologia attuale vengono citati alcuni dei miei autori preferiti, come Isaac Asimov, Arthur C. Clarke e lo splendido Douglas Adams.

Un video interessante e divertente, alla fine del quale si può procedere verso la Shiwa, prototipo sviluppato dagli studenti dell’IED e da Quattroruote. Questa auto propone il tema della guida autonoma a un nuovo livello: gli occupanti di questa auto elettrica, dotata di un motore per ogni ruota, si siedono in direzioni opposte, fronteggiandosi per meglio condividere lo spazio e il tempo del viaggio. Per gli amanti della guida sportiva potrebbe sembrare un’eresia, ma considerando che non siamo sempre tra i cordoli la possibilità di viaggiare in condizioni di massimo comfort e sicurezza conversando amabilmente o usufruendo di contenuti multimediali e realtà aumentata è decisamente allettante; oltretutto, per correre ci sono le piste, ma questo argomento esula da questo discorso e lo affronterò in un prossimo post.
Osservata e fotografata la Shiwa, che per inciso avevo già ammirato al Salone dell’Auto di Torino, si passa alla seconda postazione a grande schermo: dopo lo sguardo sul passato, il designer Mike Robinson propone la sua visione del futuro parlandone da un ipotetico 2056. Questo gradevole filmato illustra i possibili sviluppi dell’automobile e della guida autonoma, dai primi passi attuali a una potenziale proibizione della guida manuale su strade pubbliche, con auto a propulsione elettrica o a idrogeno e interconnesse, per sviluppare la cosiddetta ‘swarm intelligence’, l’intelligenza dello sciame, necessaria perché ogni mezzo su strada possa muoversi senza il rischio di incidenti o ingorghi. Anche Robinson, curiosamente, afferma che per i nostalgici della guida le piste diventeranno un ottimo luogo per esprimere questa velleità. È un prodotto della fantasia, quello che la narrativa americana definirebbe un ‘What if…?’, ma resta un’analisi piuttosto realistica e per molti versi auspicabile.

Da qua si procede verso l’area pensata per i bambini, una sala completamente bianca con alcune sagome di auto altrettanto candide: tutto lo spazio è un’unica lavagna Velleda, a disposizione del pubblico ci sono due grandi ceste piene di pennarelli e si è liberi di esprimere la propria creatività.

O di lasciare un segno del proprio passaggio…
La parte finale dell’esposizione prevede una serie di schermi touch sui quali selezionare filmati che riportano le opinioni e le proposte delle varie Case produttrici relative al futuro dell’auto, mostrando soluzioni attualmente disponibili o in fase di sviluppo, e una parete di schermi su cui scorrono le immagini di tutte le persone che hanno inviato il loro videocontributo per descrivere la loro auto del futuro.
Tornando verso l’uscita c’è anche la possibilità di farsi stampare come ricordo una delle copertine storiche di Quattroruote, scegliendo il mese e l’anno di nostra preferenza, ad esempio quello di nascita o legato a qualche evento particolare. Incuriosito, opto per la copertina di agosto 1972: in quell’anno sulla rivista avevano fatto mostra di sé la Ferrari 365 GT/4 BB, l’Alfetta, la Fiat 124 coupè, quale affascinante auto storica campeggiava sul numero di agosto?
 
OK, è sicuramente la protagonista di un pezzo di storia automobilistica italiana, ma non esattamente come speravo.
Conclusa la visita, ho colto l’occasione per una breve gita a Monza, città che non conoscevo e che ho trovato piuttosto carina; numerosi i parcheggi in struttura, necessari per potersi muovere nel centro parzialmente chiuso al traffico: per raggiungerlo, meglio sfruttare i mezzi di trasporto pubblico. Detto questo, gli scorci sono piacevoli e la parte pedonale si presta a gradevoli passeggiate e allo shopping. Salutata la città, mi sono rimesso al volante per rientrare alla base, affrontando pazientemente il traffico della tangenziale di Milano e dell’autostrada.

Un piacevole sottofondo musicale permette di affrontare anche gli spostamenti noiosi con maggiore agio, ma dopo la carrellata di soluzioni descritte ormai come prossime a cui ho assistito in Road to (R)evolution, il desiderio che questa rivoluzione sia già realtà, potendo dire alla mia cara Prius: “Riportami a casa!”, lasciando a lei l’incombenza, comincia a farsi sentire.

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