Il 2 aprile è stata inaugurata la XXI Triennale di Milano.
Per l’occasione, sono in corso vari eventi collegati con
l’Esposizione Internazionale e, avendo più tempo a disposizione,
tutti meriterebbero una visita; per ragioni geografiche, temporali e
di interesse mi sono concentrato su ‘Road to (R)evolution’, la
mostra organizzata da Quattroruote nell’ambito della cosiddetta
‘Ventunesima’. L’idea di questa mostra ruota intorno al 60°
anniversario della rivista, nata nel 1956: dall’anno di
inaugurazione si fa un salto di un secolo intero, partendo da come
l’immaginazione degli scrittori di fantascienza ha descritto
‘l’auto del 2000’ e arrivando a come designer e ingegneri di
varie case automobilistiche prevedono il futuro su strada nei
prossimi 40 anni.
L’allestimento è collocato nel Serrone della
Villa Reale di Monza, la
cornice del giardino è molto piacevole e, per l’occasione,
decorata a tema. All’ingresso,
la prima impressione è ottima: il personale all’accoglienza si è
dimostrato preparato e molto cortese. Il fatto non è scontato, non
sempre informazioni puntuali si accompagnano ad un sorriso cordiale,
perciò per quanto mi riguarda l’esordio è stato eccellente.
Dalla
reception si apre il corridoio d’accesso alla mostra,
un’installazione di notevole effetto che permette una camminata in
mezzo a sessant’anni di riviste. Letteralmente: un gioco di specchi
regala l’illusione di immergersi in una collezione sterminata di
numeri storici, simpatico benvenuto per ogni bravo collezionista. Di
qua si accede alla prima saletta di proiezione, dove viene proposto
un filmato che analizza il presente dal punto di vista di come
letteratura e della cinematografia del secolo scorso immaginavano il
2000 e il ventunesimo secolo: tra visioni utopistiche talvolta
ingenue e idee ormai alla portata della tecnologia attuale vengono
citati alcuni dei miei autori preferiti, come Isaac Asimov, Arthur C.
Clarke e lo splendido Douglas Adams.
Un video interessante e
divertente, alla fine del quale si può procedere verso la
Shiwa, prototipo sviluppato dagli studenti dell’IED e da
Quattroruote. Questa auto propone il tema della guida autonoma a un
nuovo livello: gli occupanti di questa auto elettrica, dotata di un
motore per ogni ruota, si siedono in direzioni opposte,
fronteggiandosi per meglio condividere lo spazio e il tempo del
viaggio. Per gli amanti della guida sportiva potrebbe sembrare
un’eresia, ma considerando che non siamo sempre tra i cordoli la
possibilità di viaggiare in condizioni di massimo comfort e
sicurezza conversando amabilmente o usufruendo di contenuti
multimediali e realtà aumentata è decisamente allettante;
oltretutto, per correre ci sono le piste, ma questo argomento esula
da questo discorso e lo affronterò in un prossimo post.
Osservata
e fotografata la Shiwa, che per inciso avevo già ammirato al Salone
dell’Auto di Torino, si passa alla seconda postazione a grande
schermo: dopo lo sguardo sul passato, il designer Mike Robinson
propone la sua visione del futuro parlandone da un ipotetico 2056.
Questo gradevole filmato illustra i possibili sviluppi
dell’automobile e della guida autonoma, dai primi passi attuali a
una potenziale proibizione della guida manuale su strade pubbliche,
con auto a propulsione elettrica o a idrogeno e interconnesse, per
sviluppare la cosiddetta ‘swarm intelligence’, l’intelligenza
dello sciame, necessaria perché ogni mezzo su strada possa muoversi
senza il rischio di incidenti o ingorghi. Anche Robinson,
curiosamente, afferma che per i nostalgici della guida le piste
diventeranno un ottimo luogo per esprimere questa velleità. È un
prodotto della fantasia, quello che la narrativa americana
definirebbe un ‘What if…?’, ma resta un’analisi piuttosto
realistica e per molti versi auspicabile.
Da
qua si procede verso l’area pensata per i bambini, una sala
completamente bianca con alcune sagome di auto altrettanto candide:
tutto lo spazio è un’unica lavagna Velleda, a disposizione del
pubblico ci sono due grandi ceste piene di pennarelli e si è liberi
di esprimere la propria creatività.
O
di lasciare un segno del proprio passaggio…
La
parte finale dell’esposizione prevede una serie di schermi touch
sui quali selezionare filmati che riportano le opinioni e le proposte
delle varie Case produttrici relative al futuro dell’auto,
mostrando soluzioni attualmente disponibili o in fase di sviluppo, e
una parete di schermi su cui scorrono le immagini di tutte le persone
che hanno inviato il loro videocontributo per descrivere la loro auto
del futuro.
Tornando
verso l’uscita c’è anche la possibilità di farsi stampare come
ricordo una delle copertine storiche di Quattroruote, scegliendo il
mese e l’anno di nostra preferenza, ad esempio quello di nascita o
legato a qualche evento particolare. Incuriosito, opto per la
copertina di agosto 1972: in quell’anno sulla rivista avevano fatto
mostra di sé la Ferrari 365 GT/4 BB, l’Alfetta, la Fiat 124 coupè,
quale affascinante auto storica campeggiava sul numero di agosto?
OK,
è sicuramente la protagonista di un pezzo di storia automobilistica
italiana, ma non esattamente come speravo.
Conclusa
la visita, ho colto l’occasione per una breve gita a Monza, città
che non conoscevo e che ho trovato piuttosto carina; numerosi i
parcheggi in struttura, necessari per potersi muovere nel centro
parzialmente chiuso al traffico: per raggiungerlo, meglio sfruttare i
mezzi di trasporto pubblico. Detto questo, gli scorci sono piacevoli
e la parte pedonale si presta a gradevoli passeggiate e allo
shopping. Salutata
la città, mi sono rimesso al volante per rientrare alla base,
affrontando pazientemente il traffico della tangenziale di Milano e
dell’autostrada.
Un piacevole sottofondo musicale permette di
affrontare anche gli spostamenti noiosi con maggiore agio, ma dopo la
carrellata di soluzioni descritte ormai come prossime a cui ho
assistito in Road to (R)evolution, il desiderio che questa rivoluzione sia già realtà, potendo dire alla
mia cara Prius: “Riportami a casa!”, lasciando a lei l’incombenza, comincia a farsi sentire.
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